Educatori, arriva l’obbligo della qualifica (<—clicca qui)

 

Si stima un contingente di 150.000 persone che svolge tale professione che dovrà allinearsi ai nuovi requisiti previsti dalla legge: chi non ha il titolo accademico potrà acquisire una qualifica.

Con la legge 205/2017 commi 594-601: è educatore professionale socio-pedagogico colui il quale abbia conseguito una laurea in Scienze dell’educazione e della formazione e non vi sarà spazio per coloro i quali siano privi di titoli.

 

Cosa accadrà a tutti coloro che fino ad oggi hanno ricoperto questo ruolo e sono sprovvisti di laurea?
Si stima un contingente di 150.000 persone che svolge tale professione che dovrà allinearsi ai nuovi requisiti previsti dalla legge: chi non ha il titolo accademico potrà acquisire una qualifica, attraverso un corso intensivo di formazione erogato da sole istituzioni universitarie, anche in forma telematica.

La senatrice Vanna Iori, prima firmataria dell’omonimo DDL, poi inserito nella legge di bilancio, è stata criticata sui social perché la qualifica viene percepita dagli educatori laureati come un oltraggio alla loro carriera accademica.

Per fare chiarezza e placare le polemiche, abbiamo raggiunto la sede di UniFormazione, Polo dell’Università “Giustino Fortunato” che ha già attivato il corso.

Ad accoglierci la Dott.ssa Russo, molto vicina alle dinamiche degli educatori e già progettista del Master Universitario in “Coordinatore pedagogico”,giunto alla V edizione.

 

Dott.ssa Russo, chiariamo subito un aspetto, la qualifica di educatore socio-pedagogico è equiparata ad un titolo di laurea?

Assolutamente no. È un riconoscimento per chi ha lavorato e lavora come educatore senza aver mai avuto un giusto inquadramento. La legge prevede una serie di requisiti per poter ottenere la qualifica e anche un limite temporale per acquisirla. Finita questa fase transitoria, chi non avrà provveduto a formarsi, non potrà poi essere un educatore socio-pedagogico se non per anzianità, ovvero, un’età superiore a 50 anni e almeno 10 anni di servizio, o 20 anni di servizio e 40 di età.

 

La legge ha, quindi, sancito un requisito obbligatorio per gli educatori senza laurea?

Esattamente, ma questo nuovo iter deve essere percepito come un’opportunità, non solo un obbligo. La ratio della legge è proprio quella di regolamentare tale categoria professionale, sia per fornire competenze più specifiche in un settore già molto delicato, sia per rispondere alla crescente domanda di lavoro attraverso personale qualificato, ma anche per tutelare chi ha operato ed opera da tempo nei servizi educativi – socio assistenziali e vive una fragile situazione professionale, complice proprio il vuoto legislativo.

Ecco perché in queste settimane siamo stati bersagliati da richieste, da parte di cooperative sociali e altre organizzazioni del terzo settore che hanno necessità di formare i propri dipendenti, o assumere personale, ma a contattarci sono state anche persone che, nel corso intensivo da noi erogato, intravedono una prospettiva lavorativa. Ad esempio, i diplomati magistrale ante 2001, o chi ha operato ed opera in servizi e presidi socio-educativi ed assistenziali.

 

Quindi, le richieste di informazioni provengono anche da organizzazioni del terzo settore?

Certamente, ci contattano per firmare convenzioni, o realizzare attività di orientamento al lavoro. Proprio in queste ore abbiamo siglato accordi con diversi enti per la creazione di sportelli informativi gratuiti volti a dare supporto, non solo sulla formazione e riqualificazione del personale, ma anche rispetto ai molteplici bandi, o avvisi pubblici, in cui si ricercano nuovi educatori, o semplicemente per diffondere la “giusta informazione”, al fine di evitare che qualche “furbetto” possa propinare corsi non erogati da università, quindi, non validi ai sensi di legge.

Invitiamo coloro i quali intendano acquisire la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico a contattarci per capire la propria posizione e verificare se vi sono i presupposti per seguire il percorso di formazione, o anche per conoscere i nuovi sbocchi occupazionali di questo mestiere.

 

In conclusione, Dott.ssa Russo, ritiene che questa legge sia un vantaggio per gli educatori?

Ritengo che la legge abbia costituito non solo un riconoscimento diretto della qualifica a determinate condizioni, ma anche un diritto soggettivo dei lavoratori, sebbene ci sia ancora da rivedere la questione degli educatori in ambito sanitario, ma per adesso, è un piccolo passo avanti. È stata restituita quella dignità professionale spesso dimenticata e non potrà che migliorare il servizio educativo a favore di bambini, anziani, disabili, detenuti ed altre categorie di persone.